L’educatore per l’inclusione

Il ruolo dell'educatore nell'inclusione delle persone con disabilità: dall'intervento personale all'organizzazione sociale

L'educatore impegnato nell'inclusione delle persone con deficit svolge un ruolo che va oltre il semplice supporto individuale. Il suo lavoro non dovrebbe confinarsi a interventi d’emergenza o situazioni eccezionali, ma deve guardare oltre, abbracciando una prospettiva organizzativa. Perché avvenga un vero cambiamento nella percezione che le persone disabili hanno di sé stesse e del mondo, l’educatore deve affiancare al lavoro diretto una riflessione più ampia, mirata a proporre interventi che coinvolgano l'intera organizzazione.

Andare oltre il mansionario: un professionista completo

L'educatore, in quanto professionista dell'inclusione, non può limitarsi alle mansioni previste. Deve superare i confini del proprio ruolo per apportare un contributo significativo sia dal punto di vista operativo, sia teorico e organizzativo. Questo implica una crescita della professione, basata sulla cultura dell’inclusione e sulla valorizzazione delle competenze di tutte le figure coinvolte, al fine di migliorare la società nel suo complesso.


Due prospettive: intimistica e organizzativa

Nella sua attività, l'educatore adotta due prospettive complementari: intimistica e organizzativa. Da un lato, riflette su sé stesso, interrogandosi su come percepisce il bambino o l’adulto con deficit e su quali concezioni nutre riguardo alla possibilità di crescita della persona disabile. Dall'altro lato, si interroga sulla possibilità di inclusione nei vari contesti – scuola, famiglia, mondo del lavoro – e si confronta con le specificità di ciascuno di essi.


Lavorare con il soggetto disabile: domande e aspettative

L’educatore deve anche lavorare insieme al soggetto disabile, esplorando come quest’ultimo si percepisce e quali concezioni ha delle proprie possibilità di crescita. È fondamentale considerare le sue aspettative sul "diventare grande", sul successo scolastico, sulle relazioni interpersonali, e sulle aspettative dei genitori e del rapporto con l'educatore stesso.


Strumenti e metodologie: un approccio su due livelli

1. Piano intimistico

Sul piano intimistico, l'educatore accompagna il soggetto disabile nel percorso di crescita e costruzione dell'identità, aiutandolo a comprendere e accettare il proprio deficit per ridurre o eliminare gli handicap. Gli strumenti principali in questo processo includono l’osservazione, l’ascolto, il dialogo, oltre a pratiche come autobiografia e biografia.


2. Piano organizzativo

Sul piano organizzativo, l'educatore adotta un approccio sistemico-relazionale e di ricerca-azione per promuovere una cultura dell’inclusione. Questo comporta sensibilizzare i contesti alla conoscenza dei deficit e handicap, coinvolgendo attivamente i soggetti disabili e promuovendo cambiamenti concreti. Per esempio, si possono incoraggiare percorsi inclusivi in musei, biblioteche e spazi ricreativi, affinché siano accessibili in modo autonomo per le persone con disabilità.

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