Le origini delle "scuole all'aperto"
Il movimento pedagogico delle "scuole all'aperto" fu un'innovativo approccio educativo sviluppato soprattutto tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo. Il concetto sottolineava l'importanza di un apprendimento basato sull'esperienza diretta nella natura. Le scuole all'aperto incoraggiavano l'educazione al di fuori delle aule tradizionali, spingendo gli studenti a esplorare, osservare e apprendere in ambienti naturali. Questo approccio mirava a favorire lo sviluppo fisico, mentale ed emotivo dei bambini, promuovendo una connessione più profonda con l'ambiente circostante e una maggiore autonomia nell'apprendimento.
Le scuole all’aperto da un lato costituirono uno spazio-tempo in cui si manifestava la lotta alle malattie da parte della medicina della pediatria e dell'igiene nel secondo 800 in particolare nella battaglia la tubercolosi che straziava la popolazione mondiale e colpiva soprattutto l'infanzia e la gioventù nelle periferie urbane. A riguardo proprio l'impegno di medici pediatri ed igienisti fu in grado di promuovere politiche di igiene sociale tese alla tutela dell'infanzia gracile e derelitta impegno che fu raccolto da privati filantropi in alcuni casi e soprattutto da politici e amministratori a livello locale come un intervento congiunto di vera e propria medicina e pedagogia sociale.
D’altro canto, le scuole all’aperto rientrano all'interno della scuola dell'infanzia sia come storia sociale dell'infanzia tramite le istituzioni sorte a sua tutela tra ‘800 e ‘900 sia come storia della legislazione a protezione dell'infanzia che vide la stesura delle prime dichiarazioni dei diritti a livello internazionale come la Dichiarazione di Ginevra sui diritti del fanciullo approvata dalla Società delle Nazioni nel 1924. Inoltre le scuole all’aperto si collocano anche nello scenario della storia dell'educazione speciale.
La vicenda delle scuole all'aperto si inserisce poi all'interno della più ampia esigenza di rinnovamento teorico pratico del secondo 800 che aspirava a superare il modello della scuola e dell'educazione tradizionale e autoritaria.
Un tema multidisciplinare
Se all’inizio l’intento era senza dubbio prevalentemente medico-igienico e di pedagogia sociale, nel corso del tempo si sviluppò la necessità di individuare soluzioni didattiche nuove, capaci di motivare allo studio alunnni in condizione di salute precaria e di deprivazione culturale in maniera più efficace rispetto alla tradizionale scuola indoor. Il contatto con la Natura diventa contesto di vita scolastica e vera risorsa educativa e didattica. Una natura benigna, rasserenante, e protagonista nella Belle Époque dei primi del novecento.
La storia delle scuole all’aperto offre così elementi utili anche nel rapporto tra educazione/natura e alla dialettica tra indoor e outdoor, tema in auge anche attualmente con il recupero dell’ambiente naturale come contesto educativo utile anche per un discorso ecologico e di educazione alla sostenibilità.
Il contesto naturale all’aperto, la contaminazione teorica delle "école nouvelle" e il tipo di utenza gracile e malaticcia condussero in molti casi alla ricerca di soluzioni didattiche originali ispirate all’osservazione, all’esplorazione, alla scoperta e alla pratica. Ciò implicò anche: una relazione educativa diversa tra docente e allievi; collaborazione; cooperazione e autogoverno.
Infine lo sfondamento dello spazio tridimensionale interno ed esterno coinvolse in maniera nuova medici, igienisti ma anche ingegneri e architetti, facendo rientrare le scuole all’aperto anche all’ambito della storia dell’architettura. Si tratta di un tema multidisciplinare, che arricchisce ma anche complica la ricerca storico-educativa.
A recuperare il tema a livello internazionale negli ultimi anni, le ricerche di Anne Marie Châtelet e Geert Thyssen, dopo anni di oblio storiografico. Specialmente per la situazione italiana restano ancora molti vuoti da colmare.
Le scuole all’aperto appaiono oggetto di studio ancora poco chiaro e sul piano bibliografico i testi di riferimento appaiono datati: negli anni ‘50 e ‘60 i testi erano scritti da funzionari ministeriali o da insegnanti e direttori, influnzati dalla stagione storico politica dell’epoca, con toni apologetici e privi degli strumenti dello storico dell’educazione.
Scenari e contesti delle scuole all’aperto
Il Movimento internazionale delle scuole nuove nel 1899 e poi la Lega internazionale per le scuole nuove nel 1920 sono alcuni degli spazi discorsivi in cui si svilupparono le Scuole all’aperto.
In Italia fu cruciale il ruolo svolto dall’educatrice inglese Lucy R. Latter, direttrice dell’Invicta Infants School. col suo libro School gardening for little children (Il giardinaggio spiegato ai bambini) (1906) diffuso nel mondo angolsassone grazie anche alla Nature Study Union. Nell’opera veniva sottolineato il legame con la tradizione di Pestalozzi e Fröbel.
Su invito di Alice Hallgarten, moglie del barone Leopoldo Franchetti, Latter si recò ai loro possedimenti della Montesca e Rovigliano, in Umbria presso Città di Castello, dove introdusse i principi avviati a Londra adattati all’utenza locale composta da figli di contadini.
Alla Montesca si introdusse in maniera sistematica l’osservazione della natura nella formula del calendaio con osservazioni metereologiche e studio delle piante.
Presso il cenacolo dei baroni Franchetti nel 1909 giunse anche Maria Montessori la quale dedicò proprio ai franchetti il suo Il metodo della pedagogia scientifica (1909), il cui secondo capitolo tratta proprio della natura nell’educazione, con espliciti riferimenti a Lucy Latter e impliciti ma evidenti riferimenti a Fröbel, illustrando le realtà delle Case dei Bambini. In seguito tuttavia Montessori non mancò di sottolineare i limiti di una visione “romantica” della natura sostenendo ad esempio che le capacità di attendere dei bambini sono ben superiori ai limiti imposti dalla natura. Aggiunse inoltre la necessità di definire bene gli spazi.
Altra protagonista nel rinnovamento: Giuseppina Pizzigoni, esplicitamente influenzata da Latter. Il suo La scuola rinnovata secondo il metodo sperimentale metteva in primo piano la presenza del giardinaggio. Pratiche che trovarono applicazione nella sua scuola Rinnovata di Milano. Nel 1911, già fortemente critica nei confronti della scuola tradizionale, aveva aperto un esperimento scolastico particolare: scuola aperta tutto il giorno, con coeducazione dei due sessi, con orto giardino e allevamento animali per: 1 favorire lo sviluppo fisico; 2 far conoscere la natura ai fanciulli; 3 Educare alle relazioni sociali.
Influenza di Latter notevole anche su Giuseppe Lombardo Radice, pedagogista catanese a capo della Direzione generale dell’istruzione elementare e promotore di rinnovamento. Nei Programmi didattici per la scuola elementare del 1923 propone tra le altre cose anche il calendario della Montesca. L’influenza della Latter è testimoniata in Lezioni di didattica ed esperienze della scuola magistrale.
La lotta alla tubercolosi e il decollo delle scuole all’aperto come fenomeno internazionale
La prima scuola all’aperto fu aperta in Germania a Charlottenburg, nei boschi di Berlino. Il primo agosto 1904 iniziò a funzionare come “Waldschule”. Prototipo cui si ispirarono le altre esperienze internazionali: luogo distante dalla città, coeducazione dei sessi, centralità dell’osservazione e dell’esperienza diretta risalenti a Rousseau e Pestalozzi in un clima di familiarità tra docenti e alunni, tanta educazione fisica.
Nel 1906 decreto del Ministero Prussiano raccomanda la diffusione di scuole analoghe.