L’immagine del diverso nei secoli

La diversità vista con gli occhi della storia, dall'antichità a oggi

L'evolversi della storia umana può essere vista come un lento processo di modellamento dei comportamenti che portano l'uomo alla “civilizzazione” e che, secondo N. Elias, consistono in una “pressione crescente, sempre più invasiva della società sul singolo che impara a reprimere se stesso per non disgustare gli altri, per non essere da meno. In sostanza, per non essere emarginato”.

I diversi: l’infanzia

Il mondo dell'infanzia ha partecipato e ancora in certi casi partecipa al mondo della diversità. Maria Montessori: “L'adulto ha sempre visto nella società solo l'adulto e il bambino è rimasto un extrasociale, un'incognita sull'educazione della vita”. La storia dell'infanzia “è un incubo dal quale solo direcente abbiamo cominciato a destarci", scrive De Mause.

Nella Teogonia di Esiodo sono raccontati episodi in cui i figli sono sacrificati nei modi più orrendi. La legislazione dello spartano Licurgo e dell’ateniese Solone permetteva l’abbandono e l'infanticidio. Aristotele: “Sia legge di non allevare nessun bimbo deforme. Platone, nella Repubblica da lui vagheggiata, parlava di lasciar morire i nati deformi. Se i diversi non erano uccisi, potevano essere “esposti”, cioè portati all’esterno dei villaggi e nascosti o abbandonati.

La disabilità

Nella Bibbia, la disabilità nell'Antico Testamento significava simbolicamente il male, la colpa e il peccato, il tradimento dell'uomo nei confronti di Dio. Non si parla di eliminazione fisica nel libro ma si nota una messa ai margini. La disabilità fino alla civiltà moderna, quando non prodotta da fenomeni chiari, era spesso considerata l'esito della possessione da parte di uno spirito maligno e spiegata dunque “secondo un modello causale di tipo magico” (Schianchi, Storia della disabilità).

"Gli Storpi" (Pieter Bruegel il Vecchio, 1568)

Nel tardomedioevo era credenza comune che gli individui malformati fossero nati da peccaminosi rapporti sessuali con animali se non con lo stesso diavolo, e la Chiesa avvalorava l'idea che la nascita di un bambino storpio fosse imputabile a qualche colpa dei genitori, segno della riprovazione divina.

Tra ‘600 e ‘700 si nota lo sviluppo di un atteggiamento più razionale. Ritenendo l'opera del creatore sana e perfetta nella sua logica, si assiste a una sorta di tendenza classificatrice. Poiché l'uomo era considerato immagine di Dio, le eccezioni non erano comprensibili e accettabili.

Le superstizioni continuano comunque a condizionare l'attività di ricerca e le conoscenze erano ancora arretrate come per esempio la medicina degli umori di Ippocrate di Coo secondo cui il buon funzionamento dell'organismo dipendeva dall'equilibrio dei quattro elementi (eucrasia).

Nel corso del ‘700 aumenta l'interesse per la scienza delle anomalie o "teratologia": pubblicazioni mediche e scientifiche ospitano con frequenza descrizioni di casi di mostri. L’anormale, il deforme e il deficiente sono dunque effetto di una qualche causa e l'idea più condivisa è quella del potere teratogeno della madre.

Esclusione e istituzionalizzazione

All'inizio dell'età moderna, alcuni istituti aperti dall'amministrazione religiosa e civile offrono ricovero indistintamente a bisognosi e pellegrini. La funzione iniziale degli ospedali era quella di accogliere i pellegrini in cammino di solito verso Roma, Gerusalemme o Santiago e altri luoghi devozionali, per aderire al dettato evangelico che predicava la carità.

Il gesuita Luis Vives nel De Subventione ad Pauperum (1526), definisce gli ospedali come quelle case in cui "si alimentano e si curano gli infermi, in cui si sostentano un certo numero di bisognosi, si educano i bambini, si rinchiudono i folli, passano la loro vita i ciechi. "Sappiano coloro che governano la città, che tutto ciò pertiene alle loro cure".

Vives sosteneva che la società avrebbe dovuto garantire che i poveri ricevessero un trattamento dignitoso e che avrebbero dovuto essere coinvolti in un sistema organizzato di assistenza sociale.

Ed ecco avviarsi un secolo dopo il periodo del “Grande internamento”, iniziato nel 1656 a Parigi con la Fondazione dell'Hôpital General.

L'Hôpital Général aveva l'obiettivo di gestire diverse problematiche sociali, compresa l'assistenza agli indigenti, ai malati e agli abbandonati. Tuttavia, nel corso del tempo, le condizioni nelle istituzioni dell'Hôpital Général divennero spesso critiche, con sovraffollamento e carenze di risorse. Durante la Rivoluzione francese, molte di queste istituzioni furono riformate o chiuse.

L'Ospedale generale era suddiviso in: Hôpital des Enfants-Trouvés (Ospedale dei Bambini Trovati), per gli abbandonati o orfani.

Ospedale degli Incurabili: Questa sezione era dedicata alle persone affette da malattie croniche o considerate incurabili; l'Hôpital Saint-Louis, specializzato nel trattamento delle malattie infettive e delle epidemie; La Salpêtrière e Bicêtre: Inizialmente creati come ospedali per donne (il primo) e uomini (il secondo) poveri, divennero noti per il trattamento delle malattie mentali

Nel’Età dei lumi si considera la follia come la presenza più inquietante. Le sue cause erano identificate nel disordine morale, squilibrio delle passioni, eccessiva emotività e vizio.

Una mentalità nuova

Erasmo da Rotterdam nell’Elogio della follia (1511) ironizzava su quanto accettiamo comunemente come realtà perfettamente normale. Per Cartesio, poi, è un'impresa sommamente faticosa quella di liberarsi di tutte le distorsioni indotte dalla società. La natura può diventare allora il paradigma per un nuovo equilibrio. Unaricerca di un ambiente temperante in piena campagna dall'azione benefica.

Caso notevole di questo cambiamento di mentalità, quello del medico all’avanguardia, Ernst Gottlied Pienitz che a cavallo tra '700 e '800 gestisce un istituto a Sonnenstein in Sassonia, descritto da Scopoli, direttore della Pubblica istruzione del regno d’Italia nel 1812, con queste parole: “Ho visto con mia somma maraviglia l’effetto evidente della medicina psicologica nell’ospedale de pazzi”.

Fra natura e cultura

Sia Locke che Berkeley avevano compreso la profonda differenza tra chi vive in uno stato di privazione di certe facoltà sin dalla nascita o a causa di un fatto intervenuto durante la propria esistenza concludendo che è soprattutto l'educazione della mente che porta attraverso l'esperienza a discernere e interpretare.

Per D. Diderot in Lettera sui ciechi ad uso di quelli che ci vedono (1749) il concetto di normalità è relativo. La diversità è un deficit che può essere oggetto di educazione.

Rousseau affermava il diritto degli handicappati a una pari attenzione ed educazione ma affermava di non sentirsi in grado di essere un loro educatore, infatti il suo Emilio è un ragazzo in perfetta salute fin dalla nascita.

Condillac nel Trattato delle sensazioni supera la discriminante dell'integrità dei sensi nell'affermazione delle capacità intellettuali e morali.

Occuparsi dei diversi

A cavallo tra '700 e '800 si erano sviluppate da tempo iniziative specifiche come per i bambini abbandonati, senza genitori, ammalati, poveri, sordomuti e non vedenti:

- Luigi IX aveva fondato a Parigi nel 1260 l’Hospice de quinze-vingt per i non vedenti, con testi scritti in rilievo.

- Uno tra i primi a occuparsi specificamentee nella pratica di bambini affetti da deficienze fisiche fu il benedettino P. de Leon che si dedicò dal 1578 ai sordi e muti dalla nascita di famiglie altolocate sviluppando un proprio metodo.

- J.P. Bonet nel 1620 pubblica primo trattato sul tema: Reduccion de las Lettras y arte para insenar a hablar los mudos.

- Sul finire del ‘700 emerge la figura dell’abate De L’Epée che inizia la sua opera di studio e di rieducazione sui fanciulli colpiti da questi problemi. Il suo istituto riceve molte concrete manifestazione di appoggio e inventa ancbe unasorta di alfabeto. Alla sua morte nel 1789 il governo rivoluzionario conferisce assetto stabile al suo istituto dichiarandolo Institution National e affidando la direzione all’allievo Sicard.

- S. Heinicke nel 1778 fonda a Lipsia un istituto per l’insegnamento con l’uso della parola.

L’accoglienza di queste iniziative è sintomo di una mentalità che negli ambienti colti si era modificata.

- Il teologo, economista e giornalista francese Nicolas Baudeau nel 1765 aveva proposto l’abolizione dell'internamento e una radicale riforma del sistema degli ospizi sostituendo il concetto di reclusione con quello di soccorso pubblico.

- Nel 1791 l’Assemblea Nazionale francese fornisce i mezzi a V. Hauvy per dirigere la prima Institution Nationale des Jeunes Aveugles.

Verso la "liberazione"

Con la Rivoluzione francese la situazione era molto cambiata e negli edifici di internamento vi era la presenza di medici che dirigevano quelle istituzioni come luoghi di cura più che di reclusione.

Tra questi il medico e scienziato Philippe Pinel, dal 1793 direttore dell’istituto Asylum Bicêtre, aperto come orfanotrofio poi diventato prigione, manicomio e ospedale.

Pinel prefiggeva soprattutto di evitare confusioni e fu promotore di una serie di innovazioni:
- solo a un medico era permessa la definizione degli internati
- rendere igienico l'ambiente
- attrezzare l'istituto come un ospedale
- ottenere il riconoscimento di non punibilità dei dementi;
- fine delle terapie repressive e delle catene

Richieste che vennero approvate dal governo giacobino. Nel suo Trattato medico filosofico sull’alienazione mentale (1801) attribuiva la genesi dei disturbi a vari fattori concorrenti; ereditarietà, alcolismo, vizi, educazione, eccetera ed era sua convinzione che le malattie mentali dovessero esserecurate in ospedali specializzati da medici competenti.

La sua opera verrà continuata da J.E.D. Esquirol: il suo Des maladies mentales (1838) è considerato di grande importanza nella storia della psichiatria e tappa fondamentale nell’evoluzione verso una nuova considerazione dei diversi.

Un caso straordinario

Ritrovamento nel dipartimento dell’Aveyron nel VIII anno repubblicano di un dodicenne muto. Definito da Bonnaterre un ”enfant sauvage”. Cultura settecentesca affascinata daquesti casi: grande scalpore aveva già fatto la notizia sulla rivista Mercurede France del ritrovamento di una ragazzina selvatica nei boschi della Champagne.

Di Victor, come venne chiamato il ragazzo dell’Aveyron si fecero carico studiosi dell’Istituto dei Sordomuti e della Societâ degli Osservatori dell’Uomo di Parigi.

Ed è a Jean Marc Gaspard Itard, che si occupo di Victor, che si fa risalire la nascita della Pedagogia speciale nella sua forma sistematica. Interessante programmazione educativa condotta con metodo scientifico.

Fotogramma del film "L'enfant sauvage" di Francois Truffaut

Itard “crea” il rapporto educativo e imposta un processo. Per stimolare l’intreccio sensi-idee-linguaggio escogita mezzi e strategie. Itard è convinto anche dell’importanza di un rapporto col bambino fondato sulla “tenerezza”. Itard segui i metodi del direttore dell’Ist. dei sordomuti Sicard, a sua volta erede di Bonet e Amman: passaggio graduale dall’oggetto, alla sua rappresentazione, alla scrittura e alle idee. L’atteggiamento da osservatore di Itard, nonché l'opera proseguita dal suo allievo Séguin, è stato descritto e ha ispirato Montessori, che ha definito Itard il “fondatore della pedagogia scientifica”.

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