Modelli femminili: fra emancipazione e sottomissione
Per molto tempo nella società occidentale la donna è stata costretta a vivere all'ombra del padre del marito dei figli è destinata unicamente al ruolo di figlia sposa e madre.
Un'educazione nel chiuso della casa era riservata per la donna nell’antichità, secondo racconta lo storico greco Senofonte “Nella famiglia il soggetto è il padre, donna e bambino ne sono gli strumenti” e Iscomaco conversando con Socrate.
La presunta inferiorità della donna parte dal luogo comune della considerazione delle differenze di natura che portano necessariamente a un diverso ruolo sociale e quindi a una diversa educazione: alla donna era necessaria più educazione che istruzione.
In Italia il codice civile del 18658 aveva la moglie giuridicamente incapace. Quello del 1942 ribadiva ancora l'inferiorità della moglie nei confronti del marito. In Italia bisogna aspettare il 2 giugno 1946 per vedere le donne al voto in politica e il per vedere riconosciuti altri diritti uguali all'uomo dalla Costituzione.
Solo con la riforma dello statuto di famiglia del 1970 si è arrivati al livello di enunciazione giuridica a riconoscere una condivisa testare responsabilità familiare tra moglie e marito.
Fra 700 e 800 si è di fronte a una nuova sensibilità sociale nei confronti dell'educazione della donna al ruolo materno, fenomeno connesso a quelle trasformazioni che hanno consolidato il ceto borghese. L'istruzione della donna diventa oggetto di diffusa saggistica pedagogica, moralistica, teologica e anche medica questo interessamento deriva anche da un atteggiamento diverso nei confronti del bambino grazie a Rousseau, Pestalozzi, Froebel e al maturare di un’allarme sociale nel confronto del numero alto di bambini abbandonati. L'amore materno viene visto come nuovo ideale.
De l’education des Filles di Fenelon del 1687 è un’opera che fece sentire a lungo la sua influenza sul modo di educare le figlie, innovativa per la meticolosità dei consigli. Tuttavia il suo pensiero non va alla donna in quanto tale ma ai ruoli di moglie e madre.
Ne l’Emile, Rousseau afferma che maschio e femmina in quanto diversi necessitano di un’educazione distinta. Per la donna, educazione pratica legata alla cura della casa e al sostegno del marito. “Incapaci di giudicare da sé, esse debbono accettare le decisioni di Chiesa, padri e mariti".
Nell’opera di Pestalozzi si assiste a un’ulteriore elaborazione del rapporto madre-figlio, che anticipa tratto dominante dell’800: donna ruolo centrale dal punto di vista educativo e sociale.
Nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (1787) viene sancita uguaglianza e diritto a tutti alla libertà, proprietà e sicurezza. Ma furono soprattutto le leggi del 1797 su stato civile e divorzio a introdurre il principio di uguaglianza tra i coniugi.
Ruolo materno presente negli studi di Fröbel con una carica quasi sacrale e salvifica. La madre non deve limitarsi a custodia di tipo affettivo ma avere anche conoscenze teniche.
È proprio a partire da questa concezione quasi professionale del ruolo materno che si favorisce una progressiva accettazione della necessità di dare alla donna una formazione culturale.
Cattolici liberali come Lambruschini, Capponi e Tommaseo ribadivano l’importanza della famiglia quale ambiente educativo per rinnovamento e donna ruolo fondamentale, da ciò un’educazione improntata all’affettività, religione, morale e storia. Più aperti altri pedagogisti liberali che propugnavano uguaglianze giuridiche, per cadere comunque nel medesimo pregiudizio del destino professionale diverso.
Sui principi di autorità e obbedienza, fondata la pedagogia di altri conservatori. Lo stesso papa Leone XIII ribadiva nell’enciclica Arcanum (1880) che “l’uomo è il capo della donna come Cristo e il capo della Chiesa”.
In una serie di conferenze a Firenze pubblicate nel 1890 dove si analizzano le condizioni della donna, esce una visione di donna piuttosto tradizionale ma con cenni di apertura.
La casa, il regno della donna
Dopo le idee radicali sull'educazione della donna abbozzate durante il periodo rivoluzionario si ritornò sotto la restaurazione del primo 800 a una visione tradizionale sebbene non fosse più possibile riproporre il modello femminile tipico della regime per l'ormai riconosciuto bisogno di istruzione ed educazione della donna da parte della società se non altro per l'utilità la famiglia e dallo stato civile ed utile.
La nuova sensibilità sociale si può cogliere nella non solo nella saggistica dei più noti pedagogisti ma anche nella letteratura minore. Come le indicazioni dell’abate Giuliari La missione della donna secondo gli esempi di S. Francesca Romana (1841), monito alle donne di non seguire le idee rivoluzionarie e del vescovo Valier, riflessioni scritte nel Cinquecento ma significativamente ristampate nel 1847.
Nel 1854 l’avvocato Cesare Calabi della Lega di insegnamento veronese sottolinea che la donna chiede che le si accordi una indipendenza maggiore ma a conclusione Calabi giunge ad affermare un limite tracciagto dalla natura
Nel 1812 fu fondato a Verona il Collegio per le fanciulle agli Angeli. Si nota un desiderio di cambiamento ma dove la donna possa trovare un posto utile di cittadina ma questo modello femminile non va oltre la tradizionale figura di madre, di sposa ed educatrice dei figli.