Il volto perverso dell'ingiunzione

Nelle relazioni non paritarie, ordini e ingiunzioni contradditorie sono ostacoli al processo di educazione e di comunicazione efficace

La comunicazione non verbale risulta spesso opaca, ambigua e contraddittoria, difficile da interpretare. Nel primo capitolo, si è visto come i messaggi disconferma costituiscano il primo, principale ostacolo alla costruzione di una competenza comunicativa in educazione. Un secondo ostacolo è rappresentato dalla cosiddetta “ingiunzione paradossale”. Come si formano le ingiunzioni paradossali? In teoria, secondo gli studiosi della comunicazione, sono il punto d'arrivo di una comunicazione contraddittoria tra comunicazione verbale e comunicazione non verbale. Il disallineamento fra questi due moduli comunicativi non è grave in sé: se la relazione è tendenzialmente paritaria e il destinatario della comunicazione non lo subisce e ne coglie anzi a sorpresa all'elemento di tensione e di conflitto, l'effetto può essere percepito come interessante e divertente e sfociare nella creatività dell'ironia e dell'umorismo.

La situazione risulta molto più complessa quando a risultare ambigue e contraddittorie sono comunicazioni che hanno valore ingiuntivo. L’ingiunzione come è noto è uno dei passaggi nevralgici dell'esperienza educativa, formativa e di istruzione: vi sono ingiunzioni positive che prescrivono ordini e si attendono comportamenti ad essi allineati; vi sono ingiunzioni negative che trasmettono divieti e si attendono la rinuncia a comportamenti che sono oggetto di disapprovazione. Quando le prime vengono rispettate, gli educatori reagiscono sovente con dei premi, mentre è più raro che venga premiato un comportamento di semplice rispetto di un divieto: semmai gli educatori impartiscono punizioni a chi li infrange. In realtà queste distinzioni apparentemente elementari risultano troppo semplici per essere efficaci: i comportamenti premiati infatti corrispondono a desideri degli educatori, non sempre positivi per il processo di crescita, di costruzione dell'autonomia e di apprendimento; viceversa l'infrazione del divieto non sempre positiva può tuttavia risultare efficace in alcune situazioni e divenire il motore di un percorso di autorealizzazione che si impone nonostante l'educazione e non grazie a quest'ultima.

Di fronte a tanta problematicità si innesta il fenomeno dell'ingiunzione paradossale. Siamo in presenza di un ordine non chiaro anzi intimamente contraddittorio che gli veicola due ingiunzioni incompatibili tra loro, una veicolata dalla comunicazione verbale, l'altra dalla comunicazione non verbale. Per la sua assurdità potrebbe apparire relativamente semplice contestare la fondatezza dell'ingiunzione ricevuta, anche un bambino in età precoce potrebbe reagire col sorriso alla prescrizione di restare seduto ad esempio pronunciata col tono di voce la mimica facciale di qualcuno che lo invita a correre e a giocare. Senonché, la maggior parte delle ingiunzioni paradossali non è così palesemente assurda e facilmente contestabile, gli elementi del conflitto e della contraddizione risultano solitamente più ambigui e sfumati, anche perché i messaggi non verbali sono spesso opachi e difficili da interpretare. L’ elemento dirimente e l'esercizio del potere all'interno della relazione medesima: colui che la impartisce fa in modo che chi la riceve la subisca, anche sentendosi in colpa è inadeguato per non avere saputo indicare la risposta “corretta”. Peccato che l'unica risposta corretta possibile fosse quella di contestare la fondatezza dell'ingiunzione ricevuta insieme di potere comunicativo con il quale è stata emessa.

La scuola di Palo Alto addebita l'ingiunzione paradossale al disallineamento fra verbale e non verbale. In realtà l'osservazione di comportamenti educativi frequenti nella quotidianità delinea uno scenario differente: molte ingiunzioni paradossali sono l'effetto di due o più ingiunzioni contraddittorie fra loro certo ma la loro contraddittorietà non è provocata dal disallineamento tra messaggio verbale e messaggio non verbale, bensì al fatto di veicolare richieste esplicite incompatibili fra loro. Si pensi a un'insegnante che chiede a un allievo della scuola primaria di scrivere più velocemente e che lo faccia in modo chiaro, comprensibile, non ambiguo e contraddittorio: comunicazione verbale e non verbale risultano congruenti e l'allievo riceve una richiesta comprensibile a cui può tentare di conformarsi. Non è infrequente tuttavia che quella stessa insegnante reagisca con disapprovazione al fatto che la scrittura e la pagina di quello stesso allievo risultino meno facilmente leggibili. Due ingiunzioni incompatibili fra loro anche se espresse in modo chiaro e coerente creano un effetto simile al doppio legame, tale per cui colui che lo subisce è destinato a sbagliare qualunque cosa faccia.

Perché l'ingiunzione venga subita ovviamente è necessario che chi la riceve sia in posizione subalterna e non abbia pertanto l'autonomia e la lucidità necessarie a disvelare l'assurdità dell'ingiunzione ricevuta. All'interno dell'esperienza educativa, infatti, molte ingiunzioni non sono assurde in sé ma lo risultano se contate a molte altre ingiunzioni incompatibili. Estensivamente pertanto si può riscontrare un problema di paradossalità dell'ingiunzione ogni qualvolta l'educatore esiga qualcosa che non possa essere legittimamente richiesto poiché allievi e figli non sono nella condizione di potervi corrispondere. Alla base dell'ingiunzione paradossale vi è un eccesso di potere tale per cui chi educa disconosce il valore di ciò che l'altro è in grado di dargli e considera prioritari comportamenti che l'educandato non è nelle condizioni di assumere, attività che non è in grado di svolgere, apprendimenti che non gli sono ancora congeniali. Si comprende come la spinta a comunicare attraverso ingiunzioni paradossali sia il secondo grande ostacolo alla costruzione di una competenza comunicativa, che produce effetti negativi e inefficaci simili a quelli della disconferma, inibendo quelle capacità di autoregolazione che sono alla base di ogni processo di crescita.

Ovviamente non sempre le ingiunzioni paradossali che sembrano essere tali agiscono in modo lineare, conseguente e prevedibile: alcune ingiunzioni hanno le caratteristiche formali per esserlo ma alla luce delle osservazioni e del dialogo non ne producono gli effetti. Perché? Si è detto che dirimente e la comunicazione non verbale: probabilmente in alcuni casi il fatto che l'insegnante o il genitore comunichi con scarsa competenza e veicoli ingiunzioni non chiare non è sempre indicativo del suo desiderio di creare un doppio legame; in altri casi ancora può accadere che l'allievo il figlio abbia imparato a convivere con questi messaggi ambigui e non dia loro particolare importanza, contribuendo anzi a squalificarli e a disconfermarli in prima persona. I contesti educativi offrono spesso possibilità di sottrazione a comunicazioni tendenzialmente distorte che ne limitano gli effetti nocivi e possono arrivare a indebolire il potere dell'educatore.

Nonostante questa sua fondamentale distruttività l'ingiunzione paradossale presenta delle potenzialità educative, legate all'esercizio della responsabilità etica. Un meccanismo comunicativo che persegue l'assoggettamento dell'altro o che lo espone comunque a un rischio di paralisi può produrre effetti di profondo valore evolutivo e trasformativo, se l'ingiunzione paradossale anziché essere subita viene posta in prima persona dal soggetto stesso che deve “risolverla”. 

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