Il fenomeno Hikikomori

L'isolamento sociale volontario tra i giovani, tra pressione scolastica, dinamiche familiari e un disperato tentativo di connessione attraverso la rete

Negli anni '80, lo psichiatra giapponese Saito Tamaki coniò il termine "Hikikomori" per descrivere un fenomeno crescente tra i giovani in Giappone, riferendosi a coloro che scelgono di ritirarsi progressivamente da ogni interazione sociale, trascorrendo la maggior parte del tempo isolati nella propria stanza. Questo isolamento può diventare completo, con il giovane che evita del tutto il contatto con il mondo esterno, ristrutturando persino il proprio ritmo circadiano. Il fenomeno colpisce in prevalenza giovani maschi, spesso primogeniti o figli unici, appartenenti a un ceto sociale medio-alto, con genitori istruiti e, solitamente, una madre casalinga e un padre impegnato in un lavoro di livello dirigenziale.

Cause nel contesto giapponese

Le cause dell’Hikikomori nel Giappone contemporaneo sembrano legate a vari fattori culturali e sociali:

  1. Rapporto di “amae”: Questo termine indica una relazione simbiotica di dipendenza tra madre e figlio, nella quale la madre investe tutta sé stessa nel proprio ruolo. Questa dinamica può rendere il figlio più vulnerabile, con una bassa autostima e un’accentuata sensibilità al giudizio esterno.
  2. Sistema scolastico competitivo: Il sistema educativo giapponese è fortemente orientato alla performance e alla produttività. Gli adolescenti hikikomori spesso raccontano di aver vissuto esperienze di inadeguatezza rispetto alle elevate aspettative scolastiche, portandoli a sentirsi incapaci di affrontare le sfide accademiche.
  3. Bullismo scolastico: In un ambiente scolastico altamente competitivo, chi non eccelle è più vulnerabile al bullismo, con conseguenze drammatiche. L'alto tasso di suicidi giovanili in Giappone è collegato anche a questo fenomeno, con gli hikikomori che, invece di ricorrere al suicidio, scelgono di ritirarsi dalla società.

Forme di ritiro

Il ritiro sociale può manifestarsi in due forme:

  • Ritiro secondario: associato a un disturbo psicopatologico già esistente, come l’autismo, la depressione o i disturbi d’ansia, in cui il ritiro è un sintomo.
  • Ritiro primario: una forma di evitamento in cui l’isolamento diventa una strategia per preservare un’immagine positiva di sé, evitando situazioni percepite come minacciose per l’autostima.

La situazione italiana

Anche in Italia, il fenomeno del ritiro sociale è in crescita. I casi si manifestano principalmente tra l’ultimo anno della scuola media e i primi due anni delle superiori, con prevalenza tra i maschi di ceto medio-alto e con un percorso scolastico brillante alle spalle.

Prospettiva evolutiva

Secondo alcuni esperti, l’Hikikomori può essere interpretato come una difficoltà evolutiva legata a quattro temi principali:

1) Fragilità narcisistica

Il giovane interiorizza ideali elevati che possono renderlo incapace di accettare la sconfitta e le proprie imperfezioni.

Nell’infanzia, la relazione con i genitori è caratterizzata da aspettative di grandiosità e da una forte idealizzazione → i genitori trasmettono al bambino l’idea che è e sarà sempre bravo, vincente, capace di raggiungere qualsiasi risultato.

  • All’interno di tale contesto, il bambino interiorizza, da un lato, un ideale molto ambizioso, e dall'altro, l'incapacità di contemplare e affrontare la delusione, la sconfitta, il fallimento e la vergogna.
  • L'adolescenza presenta invece un'immagine ben diversa, fatta di limiti, sbagli, mancanze e, quindi, inevitabilmente, vergogna → A scuola, il bambino talentuoso è travolto dai cambiamenti puberali, dove riscopre un corpo tutt’altro che aggraziato e perfetto, e, invece di continuare a raccogliere successi, comincia a imbattersi nella sconfitta e nel fallimento.
  • Per evitare tale trauma narcisistico, l'adolescente evita di confrontarsi con queste difficoltà attraverso il ritiro sociale.

2) Compiti sociali

Nello scambio sociale l'altro può essere percepito come giudicante, e quindi temuto. Nel ritiro sociale l'isolamento annulla le relazioni con i coetanei temuti, scongiurando il rischio di dover provare vergogna.

3) Processo di separazione:

Decidendo di ritirarsi, il giovane hikikomori sembra abbandonare ogni tentativo di separazione dai genitori e di individuazione.

  1. Rappresentazioni idealizzate: Le rappresentazioni idealizzate trasmesse dai genitori vengono interiorizzate dal figlio, che fatica a distinguere ciò che è realmente o vorrebbe essere, da ciò che i genitori hanno previsto per lui. Di conseguenza, l'adolescente si trova a rispondere a un'immagine idealizzata che non gli appartiene e con la quale non riesce davvero a identificarsi.
  2. Ritiro come attacco ai genitori: In alcuni casi, il ritiro può essere interpretato come un vero e proprio attacco alle figure genitoriali. La scelta di ritirarsi potrebbe segnalare una mancata adesione al "Piano" che i genitori hanno previsto per il figlio. In Giappone, per esempio, non sono rari i casi di violenza domestica da parte dei figli nei confronti delle madri, a conferma della tensione esistente tra aspettative e realtà vissuta.

I giovani hikikomori rimangono impigliati nel sistema valoriale infantile costruito insieme ai loro genitori → la sparizione dei coetanei coincide con l'assenza di figure capaci di innovare il sistema valoriale.

  • Ad esempio, l'adolescente con tendenza al ritiro non riesce a sviluppare mentalmente un nuovo concetto di virilità, che possa tollerare la propria fragilità senza dover provare vergogna per essa.
  • Il proprio sé ideale maschile, ancora ancorato all'infanzia, è associato a sicurezza, forza e coraggio, mentre il Sé reale si distanzia profondamente da questa rappresentazione.

La rete: causa o soluzione?

La rete viene spesso considerata, erroneamente, come una delle principali cause del ritiro sociale. Gli esperti, tuttavia, suggeriscono un'altra interpretazione: internet non è la causa dell'isolamento, ma rappresenta per molti una "ancora di salvezza," un modo per mantenere un legame con la realtà. Per chi si ritira dalla società, l'ambiente virtuale diventa infatti uno dei pochi canali ancora disponibili per non perdere il contatto con se stessi e con il mondo esterno.

Internet offre diverse modalità per affrontare la solitudine, adattandosi perfettamente alle esigenze di chi vive in isolamento: attraverso attività ludiche e informative, il giovane hikikomori può accedere a conoscenze e interazioni che gli permettono di sperimentare il sé in contesti protetti. Le piattaforme online consentono inoltre di adottare identità virtuali diverse, un’opportunità che diventa una sorta di "incubatrice psichica virtuale," favorendo l’esplorazione e il confronto che l’isolamento aveva interrotto.

Gli studi clinici indicano che coloro che non utilizzano la rete per scopi relazionali presentano spesso quadri psicopatologici più gravi rispetto a chi la sfrutta per mantenere un minimo di contatto sociale. In questo modo, internet si rivela più un supporto che una causa, aiutando molti hikikomori a gestire l'isolamento senza perderne completamente il controllo.

Fonte:

Psicologia dell'adolescenza

A cura di Augusto Palmonari

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