La pedagogia di Dewey
La pedagogia di John Dewey (1859 - 1952), esposta principalmente in Democrazia e Educazione (1916), pone un forte accento sull'apprendimento esperienziale e sull'importanza di collegare l'istruzione alla vita quotidiana degli studenti. Dewey promuove un approccio pragmatico all'educazione, sottolineando la necessità di insegnare agli studenti come pensare in modo critico e risolvere i problemi attraverso l'interazione diretta con il mondo reale. Egli sostiene che l'apprendimento dovrebbe essere un processo attivo, centrato sugli interessi e sulle esperienze degli studenti. Dewey incoraggia l'apprendimento cooperativo e la partecipazione attiva degli studenti nella progettazione del proprio percorso educativo.
La sua pedagogia sottolinea anche l'importanza della democrazia nella scuola, promuovendo un ambiente inclusivo e collaborativo. L'approccio di Dewey ha avuto un impatto significativo sulla teoria e sulla pratica educativa, contribuendo all'evoluzione di metodologie che riconoscono l'importanza dell'esperienza e dell'interazione sociale nell'apprendimento.
L'approccio strumentalista
Fin dal suo primo intervento in ambito educativo, nell’articolo Il mio credo pedagogico (1897) Dewey individua una sostanziale assimilazione tra educazione e vita. In base all’approccio strumentalista (che consiste in un’interpretazione in chiave essenzialmente funzionale della conoscenza vista come continuo tentativo di soluzione dei problemi posti dalla società) a conoscenza e l’interazione col mondo coincidono.
Una simile concezione ha due conseguenze immediate sulla necessità di ripensare la didatica a scuola:
- si devono ripudiare la mera ripetizione dei contenuti da apprendere in forma fissa e precostituita e finanche la parcellizzazione in campi disciplinari
- l’importanza di trasmettere conoscenze che siano intimamente assimilabili all’esperienza di vita del soggetto discente, unico modo per un vero apprendimento e che quindi non suscitino da parte sua la viva partecipazione dettata dall’interesse.
Una "scuola laboratorio"
Su queste linee direttrici Dewey imposta la sperimentazione didattica alla Laboratory School da lui fondata nel 1896 all’Università di Chicago, i cui risultati presenterà Scuola e società (1899). Attività di tessitura, falegnameria, cucina… per condurre non solo a migliori conoscenze pratiche ma anche a riflessioni generali sullo sviluppo della cultura umana in vari ambiti. Così la attività didattica di Dewey può essere riassunta nella formula learning by doing. Questo tipo di proposta pedagogica rientra a pieno titolo in quelle riflessioni caratterizzanti il panorama attorno al 1900 noto come attivismo pedagogico.
Il conseguente puerocentrismo non equivale a scaricare la responsabilità allo studente, ma Dewey sottolinea che l'educazione mantiene carattere di trasmissione di saperi e quella dell'insegnante e della scuola sono figure specificamente preparate a guidare gli studenti nel loro percorso.
L'insegnamento scolastico in generale deve offrire una versione semplificata e controllata della società nel suo complesso somministrando la per gradi e in modo da renderla progressivamente comprensibile.
«L'educazione non serve solo a preparare alla vita, ma è vita stessa»
La scuola diviene il luogo in cui l'esperienza educativa acquisisce quell'aspetto intrinsecamente sociale che Dewey considera costitutivo di essa. Da un lato la scuola è l'istituzione cui la comunità demanda il compito di formare i nuovi componenti della società, dall'altro se l'educazione coincide con la vita, essa può essere efficace solo se è portata avanti in un contesto progettato come collettivo e democrativo.
È soprattutto pensando alla scuola come a uno spazio per la pratica delle relazioni sociali applicata a obiettivi educativi che Dewey sviluppa la sua critica all'individualismo competitivo e alla disciplina repressiva dell'istruzione tradizionale.
Questa proposta educativa trova adeguata definizione in educazione "progressiva", a rimarcare le finalità del percorso di apprendimento nel suo complesso rientra orientato al progressivo sviluppo culturale e morale degli individui e all'adeguamento a una società in continuo mutamento.
Educazione alla democrazia
Dewey dedica al tema della democrazia la sua opera più importante dal titolo Democrazia ed educazione (1916). Come antidoto agli autoritarismi propone la sua concezione di vita democratica che trascende la dimensione politica per indagare le basi culturali ed educative di un sistema veramente democratico. “Una democrazia è prima di tutto un tipo di vita associata, di esperienza continuamente comunicata”.
Per l'autore, il concetto di democrazia va al di là di un'insieme di procedure di selezione di rappresentanti ma è piuttosto collegato alla possibilità che i principi democratici diventino un metro sicuro della qualità dei rapporti sociali. Può dirsi davvero democratica quella società in cui nessuna forma di comportamento o di convivenza tragga il proprio fondamento da una autorità precostituita o dal riconoscimento acritico del valore assoluto di regole storicamente determinate. Unico fondamento condiviso di una decisione collettiva è l'applicazione alle sfide della quotidianità del metodo scientifico sperimentale.
Inoltre, una società democratica è quella che garantisce a tutti i suoi componenti la possibilità di contribuire attivamente ai processi decisionali collettivi che li riguardano. Una efficace e duratura riforma sociale in senso democratico può fondarsi soltanto sulla efficace educazione di ogni singolo componente. La scuola se è davvero pensata e condotta in un clima di libertà può diventare il grande laboratorio per introdurre la principi della democrazia e farli divenire asse essenziale della vita e delle relazioni interpersonali.
L'influenza di Dewey
Dewey è uno dei pensatori più influenti del 900 non solo sul terreno educativo ma in generale nella filosofia della conoscenza, nell’epistemologia, nella psicologia, nella sociologia e nel pensiero politico.
Negli Stati Uniti la sua proposta ha incontrato una tendenza riformatrice dei curriculi scolastici diffusa nell'opinione pubblica già nel secolo tra la fine dell'Ottocento e il New Deal, di cui diviene il maggiore punto di riferimento per il mondo educativo statunitense negli anni di progresso sociale e culturale mantenendo tale ruolo fino a quando alla fine degli anni 50 la competizione con l'unione sovietica spinge a ripensare i curricoli formativi secondo approcci più tradizionali.
In Italia Il suo lavoro ispira il gruppo riformatore sorto attorno a Codignola e alla sua casa editrice La Nuova Italia nel corso del dibattito che porterà nel 1963 al varo della scuola media unificata.
Negli ultimi anni, la sua elaborazione intellettuale è tornata in auge soprattutto per il carattere transnazionale multiculturale del suo afflato democratico, adeguato a tematizzare i problemi della globalizzazione educativa e del dialogo interetnico.