La pedagogia di Freire
Paulo Freire (1921 - 1977) fu un influente pedagogo brasiliano noto per il suo approccio innovativo espresso principalmente nel suo lavoro "Pedagogia degli oppressi" (1970). Introdusse il concetto di "educazione problematizzante", in cui gli studenti partecipano attivamente al processo di apprendimento, esplorando criticamente le loro esperienze e contestualizzando la conoscenza.
Freire sostenne la necessità di un'educazione liberatoria, in cui gli insegnanti e gli studenti collaborano come co-insegnanti, promuovendo l'empowerment individuale e la consapevolezza critica delle dinamiche sociali e politiche. La sua pedagogia mirava a superare le disuguaglianze sociali attraverso la trasformazione della società mediante un apprendimento partecipativo ed emancipatorio.
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"La pedagogia degli oppressi" (1970)
L'autore esordisce descrivendo i rapporti socio-pedagogici tra oppressori e oppressi. Introduce la sua opera con la dicotomia sociale esistente tra oppressori e oppressi: nello specifico gli oppressori sono coloro che applicano, secondo Freire, uno “scetticismo reazionario” volto al mantenimento dello “status quo”, mentre gli oppressi applicano, una volta presa coscienza di tale condizione, il cosiddetto “radicalismo rivoluzionario” volto al cambiamento dello stato sociale.
Il primo capitolo descrive i processi che avvengono all'interno di un regime di oppressori/oppressi, basato su di un rapporto di forza che di fatto privilegia l'oppressore. Egli individua i processi di “disumanizzazione” e prescrizione, dove per “disumanizzazione” intende la violazione dei diritti, l'ingiustizia sociale, la fame e la negazione di accesso alla conoscenza. Mentre per “prescrizione” intende quel processo particolare d'introiezione dei valori degli oppressori, dove la percezione di cambiamento è intesa nello svoltare da oppresso in oppressore. Al fine di contrastare i primi due processi, Freire introduce il concetto di “inserzione critica”, ovvero quel processo atto a contrastare la disumanizzazione e la prescrizione. L'“inserzione critica” prevede due sotto-processi, quello della “presa di coscienza” e quello di “educazione problematizzante”. La presa di coscienza è da intendersi come presa di coscienza della condizione di uomo come tale e non come cosa o strumento, mentre l'educazione problematizzante viene distinta da quella “depositaria”. L'educazione depositaria, ricercata e incoraggiata dall'oppressore, è intesa “come se” gli educandi fossero dei “contenitori” all'interno dei quali gli educatori versano il loro contenuto di sapere. L'educazione problematizzante, quella auspicabile come fine della lotta alla condizione di oppressi, è intesa al contrario come dialogo caratterizzante l'apprendimento e il vivere sociale.
Il dialogo e, nello specifico, quelli che il Freire chiama “temi generatori” del dialogo, di fatto caratterizza tutto il contenuto del terzo capitolo insieme a quello che poi in seguito sarà definito come “metodo di alfabetizzazione”. Il tema generatore è un argomento educativo che, una volta individuato, viene analizzato e suddiviso in quattro fasi:
- ricerca;
- codifica;
- decodifica;
- restituzione.
Infine il quarto e ultimo capitolo parla di leadership. La leadership viene suddivisa in leadership degli oppressori e leadership degli oppressi. La leadership degli oppressori propone un'azione oppressiva e antidialogica, volta alla conquista, alla divisione degli oppressi secondo il principio divide et impera, alla manipolazione attraverso la creazione di falsi leader e di false organizzazioni rappresentative e infine l'invasione sia culturale, tramite la creazione di falsi miti, sia economica, mediante il sistema bancario. Al fine di contrastare l'azione oppressiva e antidialogica posta in essere dagli oppressori, gli oppressi necessitano di azione dialogica basata sulla collaborazione, la distribuzione delle informazioni, l'unione, l'organizzazione e infine la sintesi culturale secondo l'educazione problematizzante.
Le "parole generatrici"
Nei Centri di cultura istituiti da Freire si lavora su immagini progettate per susitare il dialogo: le "parole generatrici" emergono da ua ricerca d'ambiente. Gli animatori le scelgono studiando l'universo lessicale del luogo. PLa decodifica delle parole generatrici è un momento di "empowerment" anche perché consente ai lavoratori di riconoscere realtà che sono frutto del proprio lavoro e di riconoscere quindi il proprio lavoro come esperienza umana, che genra cultura. Una volta che la discussione ha generato un significato è il momento di usarne delle sillabe per comporne delle altre.
Il metodo di alfabetizzazione rapida degli adulti ideato da Freire permetteva agli analfabeti di imparare a leggere e a scrivere in sole quaranta ore, aprendo loro le porte dei diritti politici. A poco a poco il metodo si è diffuso in tutti i paesi del terzo mondo durante il loro processo di liberazione. Freire non era semplicemente un alfabetizzatore, anche se in quegli anni le sue tecniche furono riprese anche dai sindacati italiani, nell’ambito dei corsi di 150 ore. Anche l’Italia dovette affrontare un’analfabetismoancora diffuso (il maestro Alberto Manzi, scomparso due anni fa, era riuscito ad alfabetizzare un numeroenorme di italiani attraverso la televisione negli anni Sessanta). Per questo le tecniche di Freire ebbero unvasto successo. Ma come disse anche lui stesso, non è soltanto una questione di tecniche.Freire sviluppò un vero e proprio sistema pedagogico basato sul dialogo: l’educatore pone una serie di domande "legittime" per costruire un significato comune, collettivo. Non mira a imporre i suoi significati, ma a costruire delle occasioni di dialogo, di confronto. È questo il metodo della coscientizzazione: è un metodo maieutico, basato cioè sul presupposto che nessuno può insegnare nulla agli altri se non a partire da uncontenuto già presente nella mente dei singoli; l’insegnamento è un’occasione per recuperare questo contenuto, per farlo tornare a galla. Secondo questa concezione, ognuno è portatore di una cultura, e questa cultura è importante.