La pedagogia di Fröbel
Alla base della teoria pedagogica di Friedrich Fröbel (1728 – 1853) vi è una concezione romantica della natura, che è considerata espressione vitale ed unitaria della divinità.
Fu un acceso sostenitore del metodo di Pestalozzi e dell’istituto di Yverdon, nel quale si trasferirà tra il 1808 e il 1810. Avrà però poi modo di riflettere in seguito sulle numerose manchevolezze del metodo, tra cui la fragile fondazione teoretica e l’inadeguata attenzione nei confronti della dimensione spirituale e della formazione degli educatori.
Nel 1816 fonda a Keilhau l’Istituto Universale Tedesco di Educazione, la cui esperienza è alla base della pubblicazione de L’educazione dell’uomo (1826) e delle Linee fondamentali dell’educazione del genere umano (1830).
Come si legge ne l’Educazione dell’uomo:
«In tutte le cose noi vediamo agire e dominare una legge eterna e unversale, alla cui base vi è necessariamente una Unità che ovunque agisce»
Questa legge eterna alla quale fa riferimento Fröbel agisce sia all’esterno, ossia nella natura, che all’interno, nell’essere di ciascuno. L’elemento in comune di queste dimensioni è Dio, che Fröbel considera l’essenza dell’Uomo.
Secondo questa prospettiva il compito fondamentale dell'educazione si concretizza nello sviluppo del divino nell'uomo attraverso l'avvio di un cammino «volto alla piena chiarezza di sé stessoo, all'armonia con la natura e ad all'unione con Dio».
L’educazione quindi ha una funzione di grande rilevanza in quanto processo indispensabile non solo per una mera presa di coscienza e che non ha esclusivamente caratteristiche di ordine etico o religioso, ma che è uno svolgimento attivo.
«L'uomo deve essere guidato alla esplicazione del divino che agisce in lui»
La pedagogia di Föbel se da un lato è incentrata sullo svolgersi del progetto divino, dall’altro è volta a fare emergere l’interiorità dell’infanzia ancora inespressa ma comunque presente come potenzialità. Da questo punto di vista è molto attenta al linguaggio, al gioco, al disegno e al canto.
L’azione educativa deve assecondare le potenzialità e i bisogni vitali dell’educando, ponendo la massima attenzione alla continuità, perché ogni fase rappresenta le fondamenta della successiva.
Le fasi
Fröbel presta molta attenzione, sia nelle sue teorizzazione che nelle realizzazioni pratiche alle prime tre fasi di sviluppo ossia: al periodo del lattante incentrato principalmente sullo sviluppo del corpo; a quello dell'infanzia contraddistinto dallo sviluppo del linguaggio e delle rappresentazioni; e al periodo della fanciullezza in cui predomina l'istruzione.
Questi periodi sono caratterizzati da una progressiva interiorizzazione del mondo circostante, dall'esterorizzazione e da un graduale passaggio dall'educazione all'istruzione il cui oggetto cardine resta sempre rappresentato dai tre elementi fondamentali del tutto, ossia l'uomo, Dio e la natura. «Il bambino impari per tempo la più alta e difficile di tutte le arti: quella di mantenersi saldo nel centro dei suoi rapporti vitali, malgrado ogni impedimento».
Famiglia e scuola
Il luoghi privilegiati della pedagogia fröbeliana sono la famiglia e la scuola. Grande attenzione è riservata alle donne-madri, prime educatrici alla cui funzione dedica l’opera Canzoncine e carezze materne (1844).
La scuola, considerato il principio di continuità, deve «allacciarsi alla famiglia» mantenendo però delle peculiarità che le sono proprie andando oltre. Nel Kindergarten da lui ideato, il fanciullo cresce e fiorisce liberamente in base ai tempi naturali e ai suoi bisogni, grazie alla cura delle "maestre giardiniere", che sono dei ponti tra l’infanzia e la natura.
«Tollerare e asssecondare, preservare e proteggere. Mai prescrivere, comandare, intervenire»
Una impostazione che rispecchia quanto detto da Rousseau sull’educazione negativa. Fröbel però va oltre in quanto riconosce necessario l’intervento educativo purché preservi la spontanea vivacità del fanciullo.
Il gioco e i doni
Il gioco secondo Fröbel costituisce il più alto grado dello sviluppo del bambino. Un bambino che gioca spontaneamente tranquillo e costante fino alla stanchezza fisica diverrà certamente un uomo attivo tranquillo e costante capace di promuovere col sacrificio il bene suo e degli altri il gioco è «non è cosa di poco importanza ma di significato serio e profondo». Grazie al gioco infatti il bambino rappresenta il proprio mondo interiore facendolo aderire ai vari aspetti della vita esteriore. È da considerarsi un vero e proprio lavoro cui bisogna approcciarsi con la massima serietà. Nel gioco poi si condensano una moltitudine di attività tutta importanti nella fase di sviluppo.
I doni, poi, sono giochi che le maestre giardiniere presentano al bambino secondo un ordine ispirato allo sviluppo progressivo e continuo della psiche infantile. Il primo è la palla simbolo dell'infinito che rappresenta unità e molteplicità; il secondo è la sfera accompagnato da un cubo insieme ad un cilindro il terzo dono è costituito da un cubo suddiviso in 8 cubetti per comprendere il rapporto tra la parte e il tutto e per accostarsi alle operazioni aritmetiche il quarto dono è poi un cubo diviso in 8 mattoncini; il quinto un cubo diviso in 27 cubetti e il sesto il cubo diviso in 27 mattoncini di cui alcuni frazionati. Oltre a questi, sono numerose le attività pratiche offerte all’interno del Kindergarten: collage, ritaglio, giardinaggio…
Materiali e attività, tati ripresi da Montessori, Rosa e Carolina Agazzi e Piaget, i quali, se si prescinde dal simbolismo metafisico che è stato aspramente criticato, consentono ai bambini di accrescere la creatività e le conoscenze in ambito logico matematico.
Il lascito di Fröbel
La portata rivoluzionaria della sua pedagogia risiede principalmente nella aspirazione all'educazione continua di tutto il genere umano in tutti i tempi e in tutti i luoghi senza distinzioni di età sesso popolo religione o condizione sociale.
Consiste anche nell'avere individuato che il gioco è un'attività sulla quale è necessario fondare l'educazione dell'infanzia dato che esiste un legame inscindibile tra gioco e sviluppo. Fröbel ha promosso una nuova concezione dell'infanzia e della scuola ad essa dedicata che va oltre le proposte del suo tempo quasi sempre legate ad iniziative di carattere meramente assistenziale. Anche il superamento di una tendenza precocizzante presente in altre teorizzazioni o iniziative come in quelle di Pestalozzi.
Il metodo fröbeliano, spesso accusato di essere eccessivamente rigido, finendo col sacrificare quella spontaneità che intende preservare, ha il merito di riservare all'infanzia un posto di primo piano se si considera che il periodo prescolare prima di tale proposta pedagogica è stato escluso dalle teorizzazioni educative di carattere comunitario.