La pedagogia di Dolci
Danilo Dolci (1924 – 1997) non è un teorico della pedagogia o dell'educazione. È un educatore che intrecciacostantemente, come tutti i grandi educatori da Pestalozzi in poi, l'azione e la riflessione. Anzi, direiche ogni sua riflessione è assolutamente contingente a un'azione, non può esistere a prescindere da unintervento diretto, da un tentativo di innestare nella realtà dei motivi di cambiamento, dei motivi ditrasformazione. È quello che lui definiva l'“invenzione”, ossia la possibilità di generare nuove strutture,nuovi rapporti , nuove dimensioni sociali. Da questo punto di vista, non esiste un nucleoepistemologico puro sotto il profilo pedagogico nell'esperienza di Danilo Dolci, un'esperienza com'ènoto molto eclettica.
Il metodo maieutico
Il metodo di lavoro di Danilo Dolci è parte costitutiva del suo impegno sociale ed educativo: piuttosto che dispensare verità preconfezionate, egli ritiene che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dall'esperienza e dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso valorizza la cultura e le competenze locali, il contributo di ogni collettività e di ogni persona. Per questo Dolci collega la sua modalità di operare alla maieutica socratica. Il suo si configura come un lavoro di "capacitazione" (empowerment) delle persone generalmente escluse dal potere e dalle decisioni.
Chi litiga, chi fa una guerra è di solito un nevrotico; la persona sana cerca di capire quale sia il problema
Nelle riunioni animate da Dolci, ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e decidere. È proprio nel corso di riunioni con contadini e pescatori della Sicilia occidentale che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato. La successiva realizzazione di questo progetto costituirà un importante volano per lo sviluppo economico della zona e toglierà un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. L'irrigazione delle terre ha consentito, in questa zona della Sicilia occidentale, la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile.
Il lavoro educativo
A partire dagli anni settanta per Dolci l'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso alla sperimentazione, della struttura maieutica, ovvero di una modalità cooperativa di dibattito, studio e ricerca comune della verità. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Negli anni successivi Dolci gira l'Italia per animare laboratori maieutici in scuole, associazioni, centri culturali.
Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori italiani e internazionali, si approfondisce negli anni ottanta e novanta: muovendo dalla distinzione fra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione della democrazia connessi al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass media nella società.